La maggior parte dei carry ha cominciato a macinare guadagni, anche dopo la pubblicazione dei payrolls e dei dati sull’occupazione Usa, che hanno evidenziato un miglioramento ulteriore, mentre i dati sui salari orari settimanali invece, hanno fatto registrare una flessione. Ed è proprio questa concomitanza di fattori ad aver alimentato speranze di appetito al rischio sul mercato, in quanto diminuirebbero, secondo molti analisti, le probabilità di un rialzo dei tassi da parte della Fed, o meglio, diminuirebbero le probabilità di 3-4 rialzi, come prospettato dai rappresentanti della Fed stessa nei vari incontri che periodicamente si susseguono.
Ciò detto, abbiamo capito che la tendenza dei carry poteva essere al rialzo, e questo andamento, a nostro avviso, proseguirà anche nelle settimane a venire, nonostante le correzioni saranno possibili e anche dovute, da un punto di vista tecnico.
Il primo ad indebolirsi dovrebbe proprio essere lo Jpy quindi, che dopo settimane di discesa (dall’inizio di Gennaio è sceso di 800 pips da 113.30 a 105.30), potrebbe iniziare un periodo di correzione strutturale anche significativa. Da un punto di vista tecnico, il grafico giornaliero evidenzia la presenza di tante resistenze significative, quindi non sarà un percorso facile e senza ostacoli, ma potremmo arrivare anche al test delle resistenze chiave a 110.50 60. Prima però ci sarà da attraversare delle forche caudine, rappresentate da molti livelli, a cominciare da quel 107.90 00 già testato due volte a febbraio e che per ora è rimasto inviolato.
Ma quali sono i rischi che intravediamo rispetto ad un movimento del genere?
Crediamo che la chiave siano da un lato i movimenti azionari e dall’altro le dichiarazioni di Trump, che non perde occasione per “creare volatilità” sui mercati. Di fatto l’avversione al rischio, potrebbe prepotentemente tornare di attualità, per ragioni macro, come la questione dazi o un eventuale mancato accordo di denuclearizzazione della Corea del Nord in cambio della fine delle sanzioni, ma anche per un eventuale discesa dei listini Usa, che però, per ora non sembrerebbe dietro l’angolo.
In ogni caso, molti di questi temi, sembra siano già scontati dal mercato stesso e onestamente siano già nei prezzi. Basti osservare l’andamento del UsdCad nelle ultime sedute. Sembrava che Trump avesse messo il cappio al collo al dollaro canadese, dopo le minacce sui dazi ed invece dopo un paio di test dell’area 1.3000, siamo tornati a 1.2800, segno che il mercato stava sovrastimando queste intenzioni bellicose del Presidente. Vedremo se tornerà la tensione, certo è che è un anno particolare, dove i cambiamenti repentini di sentiment del mercato, appaiono sempre dietro l’angolo. Per ora però, sembra essere tornato il sereno un po’ ovunque e quindi concentrarsi sui dati e sulle banche centrali, sembra la soluzione corretta per cavalcare qualche movimento interessante come quello del risk on e carry trade.
L’EurUsd sembra da vendere ancora sui rialzi, in prospettiva del rialzo della Fed del 21 marzo, mentre anche il UsdJpy sembra tenere i supporti chiave. Il cable rimane nel range delle ultime settimane, ma intanto è sceso EurGbp sui supporti chiave, che se tiene, potrebbero riproporre un po’ di debolezza temporanea di sterlina. Aud e Nzd salgono alimentati dai dati Usa, mentre il Cad riprende a salire leggermente.
La settimana parte con il solito lunedì senza dati. Limitiamoci ad osservare le price action dato che non ci aspettiamo forte volatilità, sui livelli di swing.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
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