Da quaranta giorni ormai, apriamo ogni nostro commento con riferimenti ad una guerra che non avremmo mai voluto vedere, ma che purtroppo ormai è entrata nella nostra vita quotidiana. Il rischio è veramente abituarsi a tutto, ai bombardamenti quotidiani, alle vittime, militari e civili, alle macerie e alla vita nei bunker di civili inermi.
Nelle ultime settimane i colloqui tra le delegazioni russa e ucraina, hanno però avuto lenti ma costanti progressi e sotto traccia le diplomazie sembrano lentamente emergere, facendo sperare per una fine delle ostilità a breve. La sensazione che ci siano, però, delle frange politiche e militari che non vogliano la fine del conflitto, è forte, ma speriamo che alla fine prevalga finalmente il buon senso. I Russi sembrano aver terminato l’assedio a Kiev, non sappiamo se in ragione del fatto che abbiano trovato difficoltà o perché l’assedio fosse un diversivo per concentrare la maggior parte delle truppe a sud est, nel Donbass, ma in ogni caso è una buona notizia, perché faceva parte delle promesse russe in sede di discussioni sul cessate il fuoco.
I mercati hanno reagito dapprima in modo erratico ma poi hanno trovato una loro stabilità, anche nella volatilità, e sembrano evidenziare ancora una certa maturità. Sul fronte dei mercati azionari, dopo i rialzi di inizio settimana scorsa, abbiamo notato correzioni che però appaiono fisiologiche e onestamente anche dovute, e per ora anche limitate in termini percentuali. Il paradosso di questo ultimo periodo è che i mercati azionari sembrano essere degli asset rifugio, in netto contrasto con la storia e tradizione dell’andamento dell’equity in tempi di guerra. Ma tant’è, e sembrano esserlo anche di più dell’oro, ma soprattutto di più dello Jpy e del franco svizzero. La divisa giapponese sembra ancora in forte ribasso in ragione del nuovo quantitative easing della Boj, che acquista quote illimitate di titoli di stato, mentre il franco svizzero resta reciproco dell’Euro, con scarse oscillazioni dell’EurChf che resta per ora ben sopra la parità. Ma la notizia di questi giorni è la mossa del Presidente russo Putin di agganciare, sebbene per un periodo limitato, il rublo all’oro, 5.000 rubli per un grammo, pari a 141.700 rubli l’oncia che al cambio attuale di 85 rubli per dollaro, sono 1667 dollari l’oncia, 257 dollari meno del prezzo attuale di 1924 dollari l’oncia.
Tutti voi ricorderete che gli accordi di Bretton Woods, firmati nel 1944, stabilirono che il dollaro fosse legato all’oro con un prezzo di 35 dollari l’oncia (gold standard). E tutte le valute erano fissate al dollaro all’interno di un peg, ovvero una fascia di oscillazione ridotta. Ma il sistema (praticamente di cambi fissi) non poteva durare, e nel dicembre del 1971, fu siglato lo Smithsonian agreement che mise fine alla convertibilità del dollaro in oro, svalutando il biglietto verde e aprendo alla libera fluttuazione dei tassi di cambio. La guerra in Vietnam in fatti era costata il controvalore di 12 mila tonnellate d’oro mettendo a rischio le riserve degli Stati Uniti. Il tentativo russo di agganciare il rublo all’oro ha come primario obiettivo la rivalutazione della divisa russa contro dollaro, secondariamente, siccome la Russia è il terzo detentore di oro al mondo e ben 130 miliardi di dollari sono in Russia, quindi non soggetti a sanzioni, il Cremlino sta cercando di rilevarlo dalle banche russe al prezzo di 50 dollari al grammo, pari a circa 1667 dollari l’oncia, meno del prezzo di mercato attuale, cercando di aumentare le proprie riserve in oro. Il rublo quindi, essendo legato al metallo giallo, non sarà inflazionato come le valute fiat, e per questa ragione potrebbe apprezzarsi. Si tratta di un processo di dedollarizzazione che la Russia sta cercando di adottare, per indebolire i rivali storici. Le riserve russe sono pari a 640 miliardi di dollari, di cui 190 miliardi circa in Euro, 95 in dollari, 45 in sterline, circa 80 in Yuan, mentre 130 sono in oro, e sono detenuti principalmente in Russia. Ricordiamo che però la misura di ancorare il rublo all’oro è limitata nel tempo e potrebbe solo essere un tentativo di evitare l’eccessivo deprezzamento della divisa, che contro dollaro era arrivato a 130 rubli, mentre ora è tornato a 85 rubli per un greenback. In ogni caso dal 2008 la Russia ha diminuito drasticamente le riserve in divisa Usa, aumentando progressivamente, quelle in oro ed euro, non trascurando lo Yuan. Quali riflessi potrebbe avere questo processo? Non lo sappiamo, qualcuno ipotizza che potrebbe deprezzarsi la divisa Usa inflazionata, ma noi crediamo che gli importi in questione, che sono, è vero, miliardi, non siano però sufficienti a spostare i prezzi del mercato più liquido al mondo (4 mila miliardi di dollari di scambi giornalieri) e non crediamo che vi sarà una corsa al deprezzamento della divisa Usa, che per noi rimane assolutamente centrale nel panorama globale. Ci pare più una mossa di breve termine, atta a impedire la perdita di valore del rublo.
Tornando al mercato dei cambi, segnaliamo un EurUsd in area 1.1050, tutto sommato stabile. Il mercato è concentrato sulle notizie di un possibile accordo di pace e se dovessimo vedere un cessate il fuoco, tornerà un grande appetito al rischio sul mercato con equity che tenderà a salire, dollaro in ribasso e tute le valute che dovrebbero apprezzarsi contro divisa Usa. Eccetto forse il UsdJpy che sembra orientato a 125 126, a meno di interventi verbali della Boj per limitarne il deprezzamento.
Sul fronte macro i payrolls hanno evidenziato, venerdì scorso, un incremento di 431 mila occupati a marzo mentre il dato di febbraio è stato rivisto al rialzo a 750 mila unità. Tasso di disoccupazione al 3.6%. Dati che fanno pensare che la Fed, nella prossima, riunione, alzerà i tassi di 50 basis points, alimentando forse forza di dollaro nel breve termine. Attenzione anche ai movimenti delle materie prime, che, specie in caso di accordo di pace, potrebbero cominciare a scendere strutturalmente.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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