Sui mercati, negli ultimi giorni, continuano ad uscire dati macro peggiori delle attese, in linea con le aspettative degli economisti che, dopo a due trimestri di crescita eclatante, già qualche mese orsono si aspettavano un rallentamento più o meno marcato dell’economia. Ma un rallentamento, dovuto peraltro alla variante Delta del virus, sembra aver rallentato la ripresa e i dati di questo trimestre sembrano confermarlo. Il che porta ad una semplice considerazione che diventa poi la chiave di lettura dei mercati per il prossimo futuro; di fronte ad un’inflazione che non accenna ad abbassare la testa, cosa accadrà nei vari paesi se nelle prossime settimane i dati dovessero essere ancora in calo? Il pericolo stagflazione, annunciato da vari banchieri centrali, è concreto oppure si tratta solo di dichiarazioni in qualche modo eclatanti ma non realistiche? E cosa accadrebbe ai mercati?
Cominciamo con il segnalare, che ad oggi, non vi sono ancora segnali che indichino che la Fed sia preoccupata di questo rallentamento, che sarebbe solo una pausa nella crescita e nel recupero dei livelli pre-pandemia, attesi nel quarto trimestre e soprattutto nel 2022. Pertanto ad oggi, non si segnalano possibili cambiamenti di programma che, nella prossima riunione di inizio Novembre, dovrebbe, spingere il Fomc all’adozione del tapering e quindi a tagliare gli acquisti di obbligazioni. E’ altrettanto vero che se le materie prime non dovessero ancora accennare a correggere al ribasso, le conseguenze sulla catena di distribuzione di beni e servizi potrebbero essere pesanti, anche nel mondo occidentale. Ma abbiamo la consapevolezza che gli addetti ai lavori sono preoccupati e riteniamo che nel giro di qualche settimana qualcosa, per frenare la corsa dei prezzi al rialzo, accadrà. Una nuova crisi petrolifera come quella degli anni ‘70 per il momento non si intravede, ma mai dire mai, specie sui mercati di oggi che nel giro di breve termine digeriscono ogni tipo di notizia. Intanto il risk on presente sull’azionario rimane intatto con i listini Usa che sembrano tornare verso i massimi storici e non accennano ad alcuna correzione. Contemporaneamente lo Jpy persiste nel trend di ribasso strutturale che ha spinto l’appetito al rischio nuovamente sui massimi, con l’indice fear and greed che sta velocemente tornando ai livelli di qualche mese fa a quota 62, decisamente in verde e su livelli che non sono ancora di eccesso, ma ben lontano dal 26 di neanche 10 giorni fa, che invece segnalava paura. Per contro i rendimenti dei titoli di Stato Usa salgono, dimostrando di non avere paura di un rialzo dei tassi, segno che il mercato ha digerito anche il tapering e ora si concentrerà sul rialzo dei tassi che, se dovessero continuare ad uscire dati misti, inevitabilmente si allontanerà. E’ questa la vera ragione del risk on attualmente presente.
Sui cambi il dollaro ha corretto al ribasso, contro tutto e tutti, eccezion fatta per lo Jpy, anche se tecnicamente il UsdJpy ha raggiunto il massimo del settembre 2019 a 114.60, primo obiettivo da cui ci si potrebbe anche attendere qualche correzione. Persiste invece la forza del Cad che spinge la divisa americana sui supporti chiave a 1.2310 e 1.2260 possibile target nel caso di rottura del primo livello richiamato. La conseguenza è che su CadJpy non siamo lontani da quel 93.20-30 e 93.65-75 aree che parrebbero rappresentare un primo punto d’arrivo di medio termine. Le oceaniche insistono nell’arrampicarsi verso i target già segnalati, posti a circa 70-80 pips dai livelli attuali per Aud mentre Nzd ci è arrivato prima e se dovesse violare 0.7180 potrebbe salire ancora con target a 0.7320. Interessante anche l’evoluzione di EurAud e EurNzd così come EurCad, tipici cross che salgono in avversione al rischio e che, in mezzo a tale appetito al rischio attuale, scivolano lentamente verso il basso. Ma non siamo lontani da eccessi che potrebbero innescare una correzione. Tra i cross, resta debole EurGbp mentre il Cable resta sopra quota 1.3800. La ragione della forza della valuta britannica sembra essere legata ad un rialzo anticipato rialzo dei tassi (a breve, a Dicembre) da parte della Boe per contrastare un’inflazione crescente. Attenzione ai dati i stamani alle 08.00 su inflazione e prezzi alla produzione. Infine l’Euro, che ha recuperato quota 1.1660-70 ma non riesce a superarlo e se passeranno ancora giorni senza che ciò accada potrebbe esserci un’altra discesa con obiettivo 1.1500. Alle 11.00 un occhio anche ai dati sull’inflazione di Eurozona e oggi pomeriggio all’inflazione canadese, altro dato assai interessante. Restate incollati agli schermi, potrebbe essere una giornata interessante.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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