Venerdì scorso c’era attesa per i dati americani relativi agli occupati del settore agricolo, i payrolls, le cui previsioni erano decisamente positive, intorno ai 550 mila unità. Ebbene, il numero è uscito apparentemente assai negativo, perché gli occupati sono risultati essere 210 mila, di gran lunga inferiori alle stime. Il dato precedente, che era di 531 mila, è però stato rivisto al rialzo a 546 mila mentre il tasso di disoccupazione generale è uscito migliore delle attese al 4.2% contro una previsione del 4.5% e un dato precedente del 4.6%. Di primo acchito, la reazione dei mercati è stata negativa per il biglietto verde, che però poi si è ribaltato riguadagnando terreno perché, andando a leggere i numeri nel dettaglio, si è scoperto che non erano poi così negativi. Basti osservare che il tasso di partecipazione della forza lavoro è salito al 61.8% contro il 61.6% del mese precedente, oppure che il tasso di sottoccupazione è sceso addirittura al 7.8% contro un 8.4% atteso e un dato precedente a +83%. I salari medi orari sono rimasti intorno al 4.8% si base annua contro il 5% stimato, ma comunque un dato che evidenzia una crescita strutturale nel medio termine. Su base mensile i guadagni medi orari sono saliti dello 0.3% contro attese dello 0.4%, quasi in linea.
La reazione del dollaro è stata nervosa e alla fine, al di là di movimenti erratici di breve, siamo tornati con i prezzi ai livelli pre-dati. I mercati azionari hanno chiuso in rosso, e la ragione è da attribuire alle parole di Bullard della Fed che ha dichiarato di aspettarsi un aumento del tapering, rispetto ai 15 miliardi mese attuali. Dopo le dichiarazioni del rappresentante della Fed anche Goldman Sachs si attende il raddoppio dell’ammontare di tapering, da 15 a 30 miliardi, in modo da chiudere il Qe non più a giugno 2022 ma alla fine del primo trimestre dello stesso anno. Inoltre la casa d’affari statunitense prevede il primo rialzo del costo del denaro già a giugno 2022. Bullard prevede una revisione al rialzo dei payrolls e un tapering che deve portare ad un rialzo del costo del denaro in tempi rapidi. La crescita nel 2022 sarà leggermente inferiore ma sarà ancora forte, in ragione di una maggiore produttività e migliore controllo della curva dei contagi. Ha poi ribadito che per la banca centrale Usa ridurre il bilancio prima del rialzo dei tassi non è una opzione, come a dire che la Fed potrebbe anche alzare i tassi prima della fine del tapering. Venerdì sono usciti anche i dati sull’Ism dei servizi di novembre, a 69.1 rispetto alla stima di 65 mentre il Pmi composto è uscito a 57.2 contro il 56.5 atteso.
Tra i vari rapporti di cambio segnaliamo la tenuta dell’EurUsd, uno dei pochi insieme al UsdJpy a muoversi contro il biglietto verde, mentre le oceaniche, proprio in relazione all’aumento del risk off presente sui listini azionari, hanno ceduto ancora contro il biglietto verde, che nel confronto risulta essere la valuta rifugio. A spingere l’avversione al rischio c’è anche il UsdChf che è sceso a 0.9150. trascinando l’EurChf al ribasso sotto 1.0400, un altro segnale di un aumento dell’avversione al rischio.
Ricordiamo che, quando inizia il risk off, tra le valute comincia a cambiare la correlazione che da classica, il più delle volte, diventa atipica, con movimenti del dollaro che sono diversi a seconda della valuta che ha di fronte. In questo caso Chf e Jpy sono sugli scudi, con a ruota l’Euro, mentre Aud e Nzd cedono nei confronti del biglietto verde. Il Cad resta nel limbo, alternando movimenti up and down a seconda dell’andamento del petrolio mentre la Sterlina è più debole dell’Euro e si colloca a metà tra le valute rifugio e quelle da investimento.
Il trading, in questa fasi, diventa più erratico e decisamente più intrigante, legato ai mercati azionari che potrebbero dare il via ad una accelerazione persistente. Se poi consideriamo che nel week end abbiamo assistito a movimenti delle crypto ribassiste, dovremmo avere la conferma che domani mattina i mercati potrebbero aprire in ribasso, specie i listini azionari.
Il 15 dicembre è la prossima deadline, con la decisione della Fed che diventa cruciale per capire se Powell correggerà quanto affermato la settimana scorsa. Ricorderete che il Presidente ha definito l’inflazione strutturale, capovolgendo quanto affermato durante i mesi precedenti. Avrà paura di vedere scendere i mercati prima delle chiusure di fine anno oppure proverà a metterci una pezza, alimentando il famoso rally di natale? Non lo sappiamo, ma ci sembra evidente che molti operatori abbiano acceso la spia luminosa dell’allarme rosso. “Don’t panic, but if you panic be the first”, dicono gli anglosassoni, con la consueta capacità di sintesi. Ma sarà panico o solo correzione? Tante domande a cui non è facile rispondere. Ma nelle prossime settimane sarà bello vivere il mercato. Restate collegati.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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