a salita del biglietto verde riprende prepotentemente, alimentata dal differenziale di tasso e dal fatto che tra i paesi diversi dagli States sembra esserci la corsa a chi deprezza di più il cambio, una mossa che serve forse per fronteggiare i dazi imposti a destra e a manca da Trump, che avranno sicuramente un impatto nella crescita e nei commerci da oggi in avanti. E questo forse potrà alimentare l’avversione al rischio, che piano piano comincia ad emergere, soprattutto sul fronte dei mercati azionari che cominciano a mostrare il fianco.
Non è così però sul mercato valutario, in cui invece sembra dominare un solo movimento contro tutto e tutto, ovvero l’acquisto di dollari che pare coincidente invece con una fase di appetito al rischio, nel quale le valute a basso tasso vengono costantemente vendute contro quelle a tassi più uliti, per cui eurusd , cable, scendono strutturalmente, così come scendono audusd e nzdusd, mentre usdcad e usdjpy tendono inevitabilmente a salire senza soluzione di continuità.
Anche l’oro, che ci saremmo attesi salire in un periodo di aumento anche se ancora latente, della tensione sugli azionari, non sale e anzi scende sui supporti chiave di 1.270 e pare non avere la forza per risalire, segno che il mercato valutario ancora vive periodo di tranquillità e di tendenza forte, soprattutto dopo che la Bce ha di fatto ancora una volta, deciso di mantenere vivo il Qe, fatto questo che ha decisamente spinto il dollaro verso nuovi rialzi.
Se osserviamo tecnicamente il dollar index, notiamo come il trend rialzista non appaia per nulla terminato e anzi possa essere alimentato da movimenti ancora significativi. Il grafico infatti segnala la presenza di resistenze chiave in area 95.90 che rappresenta il 50% di tutta la discesa, mentre 97.75 è il 61.8%. Oggi siamo a 95, il che dimostra come sia possibile una accelerazione ulteriore di quasi il 3% che significano quasi 350 pips di eurusd se così fosse, ovvero 1.1200. 1.1191 infatti rappresenta il 61.8% di tutta la salita della moneta unica realizzata nel 2017. Ora, è da chiedersi cosa mai possa far girare questo possibile trend ribassista. I tassi sono a favore del dollaro a tali resteranno, se non addirittura si acuiranno, inoltre, Trump sembra aver improvvisamente abbandonato i sogni di gloria del deprezzamento del dollaro che ci aveva fatto illudere che una sua svalutazione potesse frenare il Presidente dall’applicazione di dazi che non faranno altro che frenare e ridurre il commercio internazionale, pur essendo consapevoli del fatto che se un’auto europea paga il 2.5% di tasse quando arriva negli Stati Uniti, non è possibile che un’auto americana paghi il 15% quando viene in Europa, e quindi qualcosa da aggiustare in termini di reciprocità nei dazi doganali vi sia. Ma l’applicazione dei dazi, non è come deprezzare il dollaro, perchè sei soggetto al cosiddetto retaliation, ovvero alla ritorsione dei paesi che questi dazi li subiscono e qui entra prepotentemente in gioco la Cina , la quale sta mettendo in atto dazi contro i prodotti Usa.
Chi ci rimette sembrano essere i paesi oceanici quali Australia e Nuova Zelanda, che hanno relazioni privilegiate con la Cina e che potrebbero pagarne le conseguenze. Questo è uno dei motivi del recente ribasso delle due valute, oltre al fatto che sia la Rba che la Rbnz hanno abbandonato l’idea di alzare i tassi a breve.
Lo scenario quindi pare complesso e certamente di non facile interpretazione. Bisogna avere pazienza e cercare spunti di trading adatti a questo scenario. Potrebbe essere una estate di ribassi dell’euro, il trend non pare finito, anzi.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
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