Si ricomincia cari amici, confidando di vivere un 2022 di ripresa e di rinascita, dopo due anni di pandemia che hanno intaccato relazioni sociali e affetti, senza considerare gli enormi problemi economici che la stessa ha causato alle economie di tutto il mondo. Le banche centrali hanno contribuito a mantenere equilibrio e stabilità nei mercati, pur entrando a gamba tesa e contribuendo ad alimentare la sensazione che siano manipolati. Ne sono prova i rendimenti dei titoli di stato decennali Usa, rimasti sotto i massimi del 2021 a +1.74%, mentre l’inflazione Usa, nello stesso periodo, è salita oltre il 6% su base annua. A pagare le spese di questo rialzo dei prezzi, dovuto all’aumento delle materie prime e ai colli di bottiglia derivanti dalle strozzature dell’offerta, sono i consumatori e risparmiatori, con questi ultimi che di fatto si sono accollati rendimenti negativi sui propri investimenti.
I mercati azionari, specie quelli americani, hanno continuato a mantenere altissimi i propri rendimenti, compensando le perdite dei mercati obbligazionari, con risultati che nel 2021 hanno visto il Dow Jones salire del 18.7%, il Nasdaq del 21.4% e l’S&P del 26.9%. Il settore energetico ha guidato i guadagni sovraperformando tutti gli altri indici settoriali, seguito dagli indici immobiliari e tecnologici. La salita degli indici ovviamente è stata sostenuta dai Qe delle banche centrali, che hanno tenuto i rubinetti della liquidità aperti fino quasi alla fine del 2021 e solo nell’ultimo trimestre è cominciato un po’ ovunque il tapering ovvero il rallentamento dell’immissione di tale liquidità, dato che la ripresa c’è stata e ha contribuito ad un recupero dei principali aggregati macro. Ma ora siamo ad un bivio verso il quale non si può rimanere indifferenti. La fine dei Qe e il probabile rialzo del costo del denaro, anche se non conosciamo con precisione i tempi, potrebbero portare ad un rallentamento della congiuntura che, se da un lato potrebbe contribuire a ridimensionare l’inflazione, dall’altro potrebbe causare un’interruzione del processo di ripresa in atto e generare quella stagflazione (stagnazione più inflazione) che rappresenta lo spauracchio di tutte le banche centrali. In caso di ritorno di periodi di bassa crescita, cosa potrebbero fare le banche centrali? Tornare ai Qe? Gli strumenti il loro possesso sarebbero pochi e il rischio di perdita di credibilità non è una chimera. Per tale ragione dobbiamo essere consapevoli che il 2022 è un anno delicato, per tante ragioni, e l’osservazione dei dati macro, insieme alla loro giusta interpretazione, potrebbero risultare decisivi per entrare nei movimenti giusti e gestire correttamente i propri portafogli.
Sul Forex l’anno sembra partire con un EurUsd che pare in fase correttiva rialzista, nonostante all’inizio del 2021 fosse sopra 1.2350 e per tutto l’anno sia sceso progressivamente in ragione delle maggiori aspettative di rialzo dei tassi negli Usa rispetto al Vecchio Continente. Dopo aver visto dei minimi in area 1.1190, l’EurUsd, sembrerebbe orientato a risalire con obiettivi che possiamo individuare in area 1.1550- 1.1600, livelli ove confluiscono importanti livelli di resistenza e che rappresentano le aree chiave da superare per poter cambiare l’attuale trend ribassista. Anche il Cable ha vissuto un anno nel quale, dopo essere salito a febbraio e maggio verso i nuovi massimi a 1.4240, è sceso progressivamente fino ad un minimo di 1.3161, discesa provocata anche in questo caso dagli acquisti di dollari compiuti dagli investitori che sono stati attratti dal probabile rialzo del costo del denaro e quindi da un aumento dei rendimenti che il dollaro potrebbe offrire a breve. In ogni caso il Cable dai minimi ha recuperato circa 400 pips e ora si trova vicino a resistenze chiave non ancora raggiunte dall’Euro e pertanto sembrerebbe in anticipo rispetto all’EurUsd. Il che significa che EurGbp è ancora sotto pressione anche se si trova su supporti di medio termine estremamente interessanti.
Sugli altri rapporti di cambio, molto dipenderà dal mercato azionario e dalla percezione di risk on/risk off che emergeranno sui mercati non appena si tornerà nelle sale operative la prossima settimana. La sensazione è che il risk off tardi ad arrivare ma è anche vero che prima o poi qualche ribasso sull’azionario arriverà, magari non profondo, magari non strutturale, ma comunque reale.
Sul fronte dati si presenta una settimana molto interessante con i Pmi ma anche con i dati sul mercato del lavoro Usa di venerdì prossimo (i payrolls) mentre mercoledì avremo gli adp del settore privato. È un settimana che non porterà a sentenze definitive ma che potrebbe indirizzare questi primi 30 giorni dell’anno ed essere il preludio a quello che sarà il 2022.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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