Nelle ultime ore, qualcosa, sul mercato dei cambi sembra finalmente smuoversi. L’impressione che viene fuori è quella di un mercato in cui comincino a prevalere i fondamentali, ancor più delle voci e dei rumors che sembrano, verosimilmente, essere state digerite dai prezzi attuali.
La retorica dei dazi, piuttosto che della svalutazione competitiva del dollaro, pare aver esaurito la propria forza di fronte ad un mercato che deve fare i conti con i differenziali di tasso, che pesano se si è long valute rifugio e short valute da investimento.
Rimanere short UsdJpy o long Eurusd comincia a costare, e non poco, dato che ormai siamo intorno al pip giornaliero, equivalente con precisione a 25 pips al mese, cioè quasi 300 pips all’anno. Significa che se si acquista oggi Eurusd, a fine anno, il nostro breakeven sarà a 1.2570. Ecco perché si sta lentamente delineando la price action “corretta”, ovvero quella che tiene conto del delta tasso che è sempre stato uno dei metodi vincenti sul mercato valutario, e soprattutto, dal quale, logicamente non si può, nè si deve prescindere.
Ma le ragioni di questo differenziale stanno nell’incapacità dell’economia europea, di performare come qualche mese or sono, considerato che gli ultimi numeri relativi anche alla locomotiva d’Europa, la Germania, non appaiono così brillanti come qualche tempo fa. Produzione industriale in calo, vendite al dettaglio pure, e una inflazione che resta ben al di sotto delle previsioni e soprattutto dei target fissati dalla Bce. E questi sono solo i numeri tedeschi, perché se osserviamo quelli di qualche paese periferico, o anche quelli dell’intera Eurozona, essi sono ancora, in termini di risultati, inferiori a quelli tedeschi, che volente o nolente, sono ancora i migliori.
Oggi, a tal proposito, verranno pubblicati i Pmi dei servizi e manifatturieri per il vecchio continente, oltre che quelli Usa, e potremo a tal proposito avere conferme di quanto stiamo raccontandovi. Tecnicamente l’Euro, contro le principali valute, sembra iniziare una fase di lenta distribuzione, che potrebbe portare i prezzi verso 1.2150 e 1.2040, trascinando anche al ribasso i carry trades EurAud e EurNzd che da tempo sembrano sovraperformare gli altri euro, in ragione della debolezza di Aud e Nzd che non riescono a mantenere le posizioni raggiunte.
Certamente un dollaro forte, in cui dovessero prevalere le aspettative di altri due o tre rialzi dei tassi da qui a fine anno, non farebbe altro che acuire questa debolezza, dato che in previsione, in Australia e Nuova Zelanda, non sono previsti rialzi del costo del denaro.
Segnaliamo che da qualche settimana, rimanere long Aud o Nzd contro dollaro non permette più di incassare un delta tasso come in precedenza e a lungo andare questo differenziale potrebbe spostarsi a favore del biglietto verde. Ma non è solo l’Euro a mostrare segnali di debolezza.
La sterlina, per esempio, comincia a ripiegare, soprattutto dopo i dati sull’inflazione e successivamente alle dichiarazioni di Carney, legate alle aspettative di rialzo del costo del denaro, che di fatto, vengono progressivamente allontanate. Cable che ha ancora una configurazione leggermente diversa rispetto all’Euro, che ha realizzato massimi inferiori su base daily mentre il cable ha di fatto toccato recentemente un nuovo massimo, il che per ora esclude una fase di distribuzione immediata, in quanto sembrerebbe mancare la costruzione di massimi inferiori, prima di poterne rilevare un definitivo cambiamento di trend. Ci stiamo avvicinando ai primi supporti chiave a 1.3920 50 seguiti poi dai livelli precedenti visti a fine febbraio di 1.3715. Non possiamo escludere una continuazione di questo movimento di breve al ribasso anche se la condizione di ipervenduto di breve suggerirebbe di trovare livelli di vendita sterline, leggermente più alti dei livelli attuali.
Sullo Jpy non c’è molto da dire, nel senso che tra le valute rifugio, è quella che scende più lentamente, in questa fase di appetito al rischio. Dopo un primo movimento di UsdJpy infatti, da 104.50 a 107.50, nelle ultime 5 6 sedute, i prezzi non sono riusciti a violare le resistenze chiave, anche se onestamente, bisogna segnalare che il dollaro ha anche fatto molta fatica a correggere al ribasso quel minimo necessario da poter suggerire eventualmente entrate a favore del trend. La sensazione è che se dovessimo violare 107.90 108.00, potremmo accelerare velocemente verso 109.40 50 nel giro di poco tempo. Il differenziale, anche in questo caso, è la principale ragione di questa salita lenta e strutturale.
Infine, qualche accenno al dollaro canadese, che per ora non riesce a recuperare terreno sul biglietto verde e dopo le dichiarazioni della Boc, che non vede a breve un rialzo dei tassi, sembra ancora in deciso ribasso. I livelli di UsdCad da osservare sono posti in area 1.2820 40. Attenzione anche al dollar index che si avvicina a dei livelli assai intriganti in area 90.20, da cui sembrerebbero possibili delle correzioni verso 89.60.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
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