Comincia oggi un mese di settembre che potrebbe essere ricordato per le tensioni che sembrano emergere nei vari mercati, a cominciare da quelli emergenti e soprattutto da quelli valutari, nei quali la forza del biglietto verde, trainata da forza propria ma anche da debolezze altrui, la fa da padrone.
Il Pil Usa del secondo trimestre, uscito venerdì scorso, ha messo in luce una crescita robusta a dimostrazione che il Presidente Trump ha mantenuto, almeno per ora, le promesse fatte con i suoi elettori. Il motto “Make america great again” ha funzionato, e pochi mettono in discussione una perdita di consensi eventuale per la scadenza di metà mandato. Il dollaro è forte e in concomitanza, altri paesi ne hanno subito la forza, a causa dell’introduzione dei dazi che ha colpito Asia ed Europa. In altre aree del globo non si cresce come negli Usa, anzi, si assiste ad un rallentamento più o meno marcato.
Le valute di paesi emergenti come Argentina o Turchia sono e restano abbondantemente sotto attacco, ma anche tra le valute majors o le #commoditiy currencies vi è una debolezza strutturale che pesa.
Ci riferiamo all’Euro che resta sotto pressione dopo che Fitch, venerdì scorso ha lasciato il rating dell’Italia invariato, ma con una previsione di outlook negativo a tendere, soprattutto in seguito alle previsioni che l’Agenzia ha rilasciato sul prossimo Def del governo, andando addirittura a dare indicazioni politiche all’esecutivo, per evitare il declassamento.
Probabilmente per la moneta unica, la tensione non si esaurisce qui e soprattutto nel caso di violazione di certi supporti, posti in area 1.1520 30, la price action potrebbe divenire estremamente pesante.
Vi è poi la sterlina, ancora sotto pressione per la Brexit, tornata vicino a 1.2900, che attende soprattutto notizie relative al possibile accordo tra Ue e Uk, in mancanza del quale, sembrerebbe possibile vedere una uscita di Banche dal territorio per la perdita del passporting europeo. Questo è il tema centrale e anche se per ora, nessuno ha realmente lasciato Londra, molti sembrano aver pronto il piano B in caso di fallimento delle trattative. In aggiunta il Governo non sembra godere di consensi unanimi, soprattutto perchè anche il partito conservatore, sembra spaccato proprio sulle modalità di approccio nelle trattative con l’unione Europea, ritenute da alcuni troppo morbide. Questa è anche la ragione dell’apertura in gap ribassista della sterlina, dovuta appunto al fatto che 20 parlamentari conservatori, stanno cercando di far naufragare la trattativa con la Ue. La tenuta dell’area 1.2860 90 diventa cruciale per evitare ulteriori ribassi con obiettivi nuovamente in area 1.2600.
Non dimentichiamo le oceaniche, alle prese con un ribasso strutturale importante, nonostante i dati australiani questa notte siano usciti leggermente migliori delle attese, ma le ragioni sono legate alla neutralità sui tassi da parte delle autorità monetarie.
Uno sguardo infine anche alla corona svedese, sotto pressione contro Euro dopo le notizie relative ai sondaggi che danno come possibile la vittoria dei nazionalisti alla prossime elezioni. L’area di 10.80 per ora ha rappresentato i massimi, ma non si esclude neppure la possibilità di vedere anche 12.00 che è il livello che si era visto nel 2009 con la crisi Lehman. Questi movimenti quindi sembrano dettati da una concomitanza di fattori endogeni, ovvero legati a questioni macro, ed esogeni, legati a questioni politiche, perchè riguardano il futuro di una Europa che non riesce ancora a trovare il modo di unirsi senza creare enormi distorsioni tra i paesi periferici e quelli core. Questo è il vero tema con cui confrontarsi oggi, perchè è la chiave per la sopravvivenza dell’Unione stessa. E questo mese di settembre, potrà già essere un importante banco di prova. Buona settimana e buon trading.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
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