In un mondo economico sempre più complesso e interconnesso, gli indicatori macroeconomici e le decisioni delle banche centrali assumono un’importanza fondamentale. Questo articolo si propone di spiegare le recenti dichiarazioni di Christine Lagarde, la Presidente della Banca Centrale Europea (BCE), riguardanti l’andamento dell’inflazione nell’Eurozona, le aspettative di rialzo dei tassi della Fed, l’inflazione in Australia e le reazioni del mercato dei cambi.
L’importante discorso di Christine Lagarde a Sintra
Nel recente forum della Banca Centrale Europea, tenutosi a Sintra in Portogallo, Christine Lagarde, Presidente della BCE, ha espresso la sua preoccupazione per l’attuale scenario economico. Secondo le sue parole, l’inflazione nell’area dell’euro continua a rimanere inaspettatamente alta e sembra destinata a mantenere tale livello per un periodo prolungato.
La causa principale di questo fenomeno, secondo Lagarde, è un incremento dei salari che sta mettendo pressione sui prezzi, questo è stato definito come la cosiddetta “seconda fase”. Questo implica che la Banca Centrale Europea dovrà mantenere una politica restrittiva sui tassi di interesse, ed è troppo presto per parlare di un cambiamento nel costo del denaro.
La risposta dei mercati alla politica monetaria della BCE
Nonostante le dichiarazioni di Lagarde, i mercati hanno assimilato questo ulteriore tentativo di abbassare i prezzi degli asset e di stimolare una diminuzione della domanda. L’obiettivo finale sembra essere il tentativo di provocare un calo dell’indice dei prezzi e dell’inflazione. Da tempo, sosteniamo l’ipotesi che i banchieri centrali desiderino una riduzione della crescita economica, o addirittura una recessione contenuta.
Tale scenario deriva dal fatto che, fino ad oggi, l’effetto prolungato delle politiche di Quantitative Easing (QE) e dei salvataggi dell’era Covid, non hanno fatto altro che alimentare un significativo flusso di liquidità. Questa liquidità ha alimentato i mercati finanziari, creando quello che molti hanno definito una “bolla speculativa“.
Le aspettative di rialzo dei tassi della Fed
Tuttavia, i dati recenti, specialmente negli Stati Uniti, mostrano una resistenza impressionante dell’economia. Infatti, gli ultimi numeri relativi agli ordini di beni durevoli, il mercato immobiliare Usa e la fiducia dei consumatori, hanno tutti sorpreso al rialzo.
Questi risultati possono portare ad ulteriori aumenti dei tassi da parte della Federal Reserve (Fed)? Se Powell confermerà quanto dichiarato la scorsa settimana, potremmo aspettarci almeno due rialzi entro la fine dell’anno.
L’inflazione in Australia: un colpo di scena
Dal lato opposto del mondo, l’inflazione in Australia ha mostrato un aumento del 5,8% a maggio, un numero inferiore alle aspettative che prevedevano un incremento del 6,1%. Questo tasso rappresenta il livello più basso degli ultimi 13 mesi, accompagnato da una diminuzione dei prezzi del mercato immobiliare e dei trasporti. Anche i prezzi dei carburanti sono scesi, mentre quelli degli alimenti sono rimasti stabili.
Reazioni nel mercato dei cambi
La risposta del mercato dei cambi ai dati australiani è stata significativa. Le valute oceaniche hanno perso circa una cinquantina di pips nei confronti del dollaro, in particolare l’AUD e la NZD. D’altra parte, l’euro si è rafforzato contro il dollaro, avvicinandosi a 1.0980, mentre la sterlina è rimasta stabile a 1.2740. Inoltre, l’EurGbp è ritornato nella zona 0.8600, con prospettive di rialzo fino a 0.8640-0.8650, prime resistenze chiave.
Non sembra esistere una condizione favorevole per ripartire un trend, sebbene il dollaro rimanga debole contro tutte le valute, ad eccezione dello yen giapponese. Questo suggerisce che il mercato rimane in piena propensione al rischio.
Nel confronto con la valuta giapponese, la tendenza è al rialzo per la moneta americana, ma c’è un rischio di intervento a sostegno dello yen da parte della Bank of Japan (BoJ). Mentre il tasso di cambio UsdCnh rimane forte, non distante dai massimi storici di 7.3770. Ciò dimostra che l’inflazione in Asia non rappresenta lo stesso problema dell’Occidente, con le banche centrali che non subiscono la stessa pressione per un eventuale ulteriore stretta della politica monetaria. Questo, di conseguenza, alimenta una spirale di deprezzamento delle valute locali contro il dollaro.
Commento di Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società Broker Forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività Forex attraverso una chat e un webinar live.
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