La Fed alza il costo del denaro di 50 punti base, ma non convince i mercati

Un Jerome Powell tutt’altro che accomodante, insieme ad una Federal Reserve che ha alzato il costo del denaro di 50 punti base, non riescono a convincere i mercati, specialmente il mercato dei cambi, che la Fed rimarrà restrittiva sui tassi ancora per un certo periodo, e ciò, invece di rafforzare il biglietto verde, lo ha indebolito. Eppure le parole del Presidente, ieri sera, sono state molto chiare, tanto è vero che ha parlato di inflazione ancora alta, e della necessità di alzare ancora e ripetutamente, il costo del denaro. Il che avrebbe dovuto spaventare le borse, che invece sono rimaste pressoché neutrali, probabilmente perché la maggioranza degli operatori ormai, ha tirato i remi in barca in vista della chiusura dell’anno e delle ormai prossime festività.

Sul mercato dei cambi invece, il dollaro, che era atteso ad un recupero nel caso in cui la Fed fosse rimasta tendenzialmente restrittiva nell’approccio verso la politica monetaria, ha invece testato nuovi minimi contro Euro, sterlina, Jpy, con oscillazioni per certi versi incomprensibili, rispetto alla narrazione e alle correlazioni esistenti fino a qualche giorno fa. Stamani, per dire la verità, ritroviamo il biglietto verde non proprio sui minimi ma stabile vicino ai livelli di low visti ieri sera.

I Fed Funds, comunque si trovano nella forbice 4.25%-4.50% dopo l’aumento dello 0.50% di ieri. Si è trattato del settimo aumento consecutivo del costo del denaro, dopo quattro aumenti, sempre consecutivi, dello 0.75%. I futures sui tassi ora scontano un rialzo fino almeno al 5%, forse 5.25% mentre l’inflazione è vista scendere al 3.1% nel 2023 ma solo nel 2025 dovrebbe tornare al 2%. La disoccupazione dovrebbe salire al 4.6% nell’anno in corso dal 3.6% attuale.

Powell ha dichiarato che c’è ancora molto lavoro da fare prima di diventare veramente restrittivi sui tassi, ricordando che l’economia Usa ha subito un rallentamento, dovuto al rialzo del costo del denaro, che ora pesa sugli investimenti fissi delle aziende. Il Presidente ha ribadito che non conta più il ritmo del rialzo ma è il pivot a cui arriveranno i fed funds. I dati mettono in guardia da un allentamento prematuro e la Fed non ha ancora raggiunto una posizione sufficientemente restrittiva.

Di fronte a tali dichiarazioni, il mercato avrebbe dovuto osservare una ripresa della divisa Usa e un calo generalizzato dell’equity, che però non si sono visti. La ragione è forse legata al fatto che ormai le posizioni sono cristallizzate e la vicinanza delle festività rende il mercato meno volatile e privo di quegli interessi che ne provocherebbero una price action più decisa. Le posizioni degli istituzionali sul Cme a Chicago forse spiegano il perché l’EurUsd non corregga al ribasso, essendo i grandi players long di una quantità importante di moneta unica, ma ciò non spiega tutto, perché la price action comunque favorisce anche la sterlina, nonostante il fatto che, sempre sul Cme, i grandi istituzionali siano ancora short, sebbene di una posizione ridotta, di divisa britannica. Forse il mercato sta comunque scontando il fatto che se è vero che la Fed deve finire il lavoro, per così dire, dall’altra parte non siamo lontani dal picco, perché probabilmente mancano un rialzo dello 0.50% e uno da 0.25% prima di fermarsi. E, un’altra plausibile ragione di questo mancato ribasso dell’azionario e rialzo del biglietto verde, può essere l’ultimo dato dell’inflazione Usa, uscito martedì in rallentamento, confermando il fatto che la Fed non è poi così lontana dal picco. E oggi, udite udite, abbiamo la Bank of England alle 13.00 e la Bce alle 14.15, senza dimenticare i dati sulle vendite al dettaglio Usa e quelli sull’occupazione settimanale. Appuntamento quindi con il Question time di oggi pomeriggio per cercare di interpretare ancora una volta l’andamento dei mercati. Vi aspettiamo.

Saverio Berlinzani per ActivTrades.

Profilo dell’analista

Saverio Berlinzani

Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.

In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).

Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.

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