I fondamentali continuano ad essere il main driver di un mercato dei cambi, che pare ancora in bilico tra chi vende dollari sugli eccessi e chi invece prosegue imperterrito a detenerlo in portafoglio, perché comunque rimane l’asset di investimento più sicuro, solido e inattaccabile sotto molti punti di vista.
Dopo una giornata correttiva, nella quale le speranze degli short dollari, sembravano essere confermate dalle notizie ottimistiche provenienti dal fronte Cina Usa sui dazi, è bastata l’ennesima pubblicazione di dati positivi per far girare nuovamente tutto a favore della divisa Usa. L’inflazione sopra le attese, al 2,2% nel dato core, esclusi alimentari ed energia, ha sorpreso un mercato che tendeva a vendere dollari, ribaltandolo e riportando il biglietto verde sui massimi.
Se confrontiamo i dati macro sull’inflazione, notiamo una dicotomia che sorprende, perché il dato core Usa al 2,2 è di gran lunga superiore a quello di Eurozona, fermo a +1,1% e solitamente più basso del dato generale, che invece li include e che per l’Europa è a +1,4%. Ebbene il dato generale dell’inflazione Usa, inclusi quindi alimentari ed energia, è fermo all’1,6% ben inferiore i quello core, uscito appunto ieri a +2,2%. Una anomalia anche rispetto a quanto osserviamo nei diversi paesi in cui le due voci, tendono ad alzare il livello di inflazione generale. Forse tale discesa di questi prezzi dipende proprio dalla forza del biglietto verde sulle materie prime importate? Probabilmente, anche se non ci spieghiamo il calo dei prezzi dei beni alimentari, che non sono solo di importazione. Forse potrebbero riflettere un calo della domanda di questi beni?
Può darsi, ma non ci pare che la domanda interna Usa stia crollando, anche osservando l’aumento deciso dei salari medi settimanali e salari orari, saliti rispettivamente dell’1,7% e dell’1,9%, rispetto ad aumenti precedenti inferiori, ovvero dell’1,4% e dell’1,3%. È banale ricordare che se il cittadino guadagna di più anche i consumi ne risentiranno positivamente. Di conseguenza, i dati Usa continuano ad evidenziare un mercato che non sta entrando in una fase di deciso rallentamento, nonostante le dichiarazioni dei vari rappresentanti della Fed, che si alternano a ricordare di passare ad una neutralità di approccio in anticipo, senza cadere nell’errore commesso da altre banche centrali, di ritardare eccessivamente le manovre di politica monetaria (in gergo si definisce una banca centrale che ritarda gli interventi sui tassi “behind the curve”). Pertanto la Fed anticiperà probabilmente un possibile rallentamento, che ora pare assolutamente un soft landing, mentre altrove le cose stanno diversamente.
In Europa, il nostro paese è entrato in recessione tecnica e stamani i dati sul Pil tedesco ci diranno se anche la Germania sarà in qualche modo coinvolta dal rallentamento generale del vecchio continente. L’EurUsd è tornato sotto quota 1,1300 e tecnicamente si avvicina al minimo già visto nel mese di novembre del 2018 a 1,1212. La sua eventuale rottura aprirebbe la strada ai test dei livelli del maggio del 2017 posti in area 1,1100 e quindi i livelli pre breakout rialzista dell’inizio del 2017, quando la fine del QE europeo sembrava certo e furono la ragione del ribasso del dollaro.
Venendo ai movimenti di questa notte, segnaliamo la ripresa di Aud e Nzd, che in serata ieri avevano violato i supporti di breve in area 0,7100 e 0,6800 rispettivamente. Le due oceaniche hanno reagito in seguito alla pubblicazione dei dati dell’export cinese, relativi al mese di gennaio e decisamente superiori alle attese. Il trade balance è salito a 271 miliardi di dollari contro attese di 235 miliardi, con le importazioni scese dell’1,5% su base annua e l’export salito del 9,1%. L’altra notizia che ha modificato lo scenario di breve deriva dalla dichiarazione del Presidente Trump di accettare l’estensione di 60 giorni della deadline prevista per l’inizio di Marzo dell’eventuale accordo con i cinesi sui dazi. Sono solo voci, ma tanto bastano per provare a smuovere i mercati in favore di una leggera correzione del biglietto verde.
Oggi, oltre ai dati sul Pil tedesco, non dimentichiamo la pubblicazione del Pil di Eurozona alle 11.00 e i dati sulle vendite al dettaglio Usa alle 14.30. Speriamo sia una giornata sufficientemente volatile.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
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Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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