Per l’ennesima volta, cari amici, siamo qui a raccontarvi di notizie macro, di dichiarazioni di banchieri, Ministri delle Finanze, di politiche monetarie messe in atto dalle diverse banche centrali, di news che dovrebbero in qualche modo creare volatilità, ed invece, mai come in questo periodo, assistiamo a mercati che vivono una fase di calma quasi piatta, che per certi versi parrebbe apparente ed invece poi di fatto è reale. E allora cerchiamo di capire cosa sta accadendo realmente, cercando di isolare i rumori di fondo e separarli da ciò che in realtà sta accadendo. E per farlo cominciamo con il fare l’analisi delle diverse decisioni delle banche centrali dei paesi del primo mondo e provare a comprenderne le differenze per poi valutare l’impatto che queste decisioni hanno avuto sulle diverse coppie valutarie, che poi è quello di cui ci occupiamo.
Iniziamo, giocoforza dalla Fed che, come sappiamo, ha iniziato ufficialmente il tapering, lasciando invariati i tassi allo 0.25%. Non è atteso, però, per il momento, alcun rialzo del costo del denaro, in ragione del peggioramento delle condizioni economiche registrato nel terzo trimestre di quest’anno, e gli analisti prevedono un rialzo all’inizio del 2023.
Poi vi è la Bce che invece è rimasta dovish, almeno nei commenti, pur di fronte ad un’inflazione che galoppa, specie in Germania. Miss Lagarde ha ribadito che non si parlerà di un rialzo dei tassi per tutto il 2022 e probabilmente il primo rialzo avverrà nel 2023. Ma come anticipato già durante la decisione presa nello scorso mese di Ottobre, il Pepp ovvero il piano di aiuti da 1850 miliardi di Euro iniziato nel 2020, terminerà nel febbraio 2022 anche se presumibilmente verrà sostituito da un piano analogo.
L’EurUsd, in ragione di queste differenze di aspettative e di vedute tra le due banche centrali, almeno nelle dichiarazioni, ha vissuto un chiaro periodo di ribasso con il prezzo che è sceso fino a 1.1520, livello che per ora ha tenuto. Ma la sensazione è che siano differenze solo a livello verbale e in buona sostanza i tassi verranno rialzati probabilmente tra la fine del 2022 e inizio del 2023 per entrambe le banche centrali. E questa, secondo noi, è la vera ragione della tenuta della moneta unica, sui minimi dell’anno.
Passiamo poi alla Bank of England, le cui attese erano per un rialzo una tantum dei tassi dello 0.15% ed invece, a sorpresa, la Boe ha lasciato tutto invariato, con il Governatore che ha lasciato intendere che la congiuntura economica è in chiaro rallentamento e un rialzo, anche se temporaneo, non avrebbe avuto senso. Sette banchieri su nove hanno infatti deciso il mantenimento dei tassi dallo 0.10% mentre sei su nove hanno deciso di mantenere l’asset purchase aperto a 875 miliardi di sterline. In buona sostanza la sterlina ha perso terreno contro tutte le principali valute proprio in ragione della sorpresa giunta dal nulla di fatto. Ma per ora il Cable ha tenuto 1.3420 doppio minimo e ha rimbalzato.
La Bank of Japan è quella, tra le banche del primo mondo, che è rimasta più accomodante delle altre, in ragione di un’inflazione a +0.20% su base annua. I tassi sono rimasti a -0.10% e non vi è alcun segnale di tapering ovviamente. Lo yen è la divisa che da inizio anno, ha probabilmente perso di più, dato che dal livello di 103.00 di inizio 2021, siamo saliti quasi fino a 115.00 e per una moneta liquida come quella giapponese, non è poco. Lo yen, peraltro, ha perso in ragione del fatto che tutte le banche centrali avevano tassi a zero o quasi, caratteristica di una valuta rifugio e non è salita neppure quando le borse hanno mostrato qualche segnale di rallentamento, il che per la verità non è avvenuto molto spesso nell’anno in corso.
Passiamo alla Bank of Canada, i cui tassi di riferimento sono rimasti a +0.10%, e che è stata la prima a metà anno, ad aver iniziato il tapering. Per ora, però, soprattutto in relazione al peggioramento della congiuntura dovuto alla recrudescenza della pandemia, la Boc ha deciso di non proseguire nel piano di riduzione degli acquisti di titoli e attende che la disoccupazione, che a inizio anno era intorno all’8%, torni a livelli migliori, prima di rafforzare il drenaggio di liquidità. Il dollaro canadese è stato largamente influenzato, per buona parte dell’anno, dal livello del petrolio, che è arrivato oltre gli 85 dollari al barile e ha visto il UsdCad scendere da gennaio a giugno da 1.3000 a 1.2000, per poi assistere ad una correzione quasi del 10% con i prezzi che ad agosto erano tornati quasi al punto di partenza a 1.30, per poi ridiscendere fino a 1.2300, da cui UsdCad ha corretto ancora salendo ai livelli attuali intorno a 1.2450.
Infine le due banche oceaniche, la Rba e Rbnz, che hanno evidenziato un approccio differente con la Rba attendista sui tassi, per timori di un ritorno del Covid e ancora aperta al Qe per qualche mese (il programma di aiuti terminerà ad inizio 2022), mentre la Rbnz ha invece già cominciato ad alzare il costo del denaro a causa di un’inflazione quasi al 5%. Aud è rimasta in mezzo al range degli ultimi mesi, anche se il movimento nel 2021 è stato di correzione rispetto ai nove mesi precedenti, quando Aud era tornata a 0.8000. NzdUsd ha oscillato 700 pips nell’anno in corso, rimanendo comunque in un trading range a leggera distribuzione ribassista, che però era una correzione dei movimenti precedenti di rialzo visti nella seconda metà del 2020.
Di fronte a questo scenario globale, la prima considerazione che ci pare ragionevole è relativa al fatto che, al di là delle differenze che notiamo tra una banca centrale e l’altra, il mercato è rimasto molto stabile e aspetta conferme che queste differenze possano dilatarsi ulteriormente nel tempo, facendo ritornare di moda i carry trades, che negli ultimi 6-7 anni, sono letteralmente scomparsi dall’operatività dei desk. Abbiamo però iniziato ad intravedere, nel medio termine, acquisti di valute legate a quei paesi che presumibilmente alzeranno prima degli altri i tassi, e vendite di quelle legate ai paesi le cui banche centrali sono rimaste dovish o attendiste. Non sappiamo se tale tendenza proseguirà ma intanto il trading offre comunque degli spunti per poter operare nei trading range osservati.
I payrolls di venerdì scorso sono usciti migliori delle attese mentre la bilancia commerciale cinese ha fatto registrare un nuovo record ad ottobre, con ben 85 miliardi di dollari di surplus. La settimana entrante vedrà la pubblicazione di dati economici interessanti come il Pil del terzo trimestre inglese, la fiducia dei consumatori Usa e Australia, e la bilancia commerciale tedesca.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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