L’economia americana ancora non evidenzia alcun rallentamento, come qualcuno poteva attendersi, e anche i numeri pubblicati ieri lo hanno dimostrato. Le vendite al dettaglio del mese di giugno sono uscite a +0.4% contro un consensus fermo a + 0.1% così come quelle esclusi il settore auto e gas, uscite a + 0.7% contro attese di +0.3%. La produzione manifatturiera ha evidenziato anch’essa un risultato migliore delle previsioni, +0.4% su +0.3% e solo la produzione industriale si è rivelata leggermente inferiore alle attese con uno 0 rispetto al + 0.1% atteso. In ogni caso dati che non segnalano, almeno per il momento, quel rallentamento che dovrebbe giustificare un allentamento da parte della Fed, a meno che le autorità monetarie non vogliano, in realtà, provare ad anticipare il mercato e a cercare di mettere le mani avanti su un possibile slowdown possibile nel secondo semestre.
Per questa ragione Trump si è mostrato ancora molto sicuro di sé sulla questione cinese, e ha ribadito che non ha paura di approvare altri 325 miliardi di dollari di tariffe nel caso il paese asiatico non accetti di venire a più miti consigli. Dall’altra parte i cinesi, forti della loro capacità di saper attendere, non forzano la mano e minimizzano l’impatto dei dazi sulla loro economia, ribadendo che la Pboc è pronta a fare la sua parte, allentando la politica monetaria con misure anticicliche, nel caso ce ne fosse bisogno, il che significherebbe un taglio dei tassi. Tra l’altro, in un commento uscito su una delle principali agenzia di stampa governative, si legge che è sbagliato pensare che sia la Cina a chiedere agli Usa un accordo sul commercio, mostrando quindi evidentemente sicurezza e spavalderia verso le “minacce” di ulteriori eventuali dazi da parte del Presidente americano. Dobbiamo inoltre aggiungere che nelle ultime settimane, la questione dazi sembra essere ormai nei prezzi di mercato e appare come qualcosa di ormai accettato anche da altri paesi, come un fatto ineluttabile, ma che più di tanto non sembra scalfire poi la crescita e la ripresa.
Le oceaniche per esempio mostrano una certa stabilità, avendo comunque la Rba e la Rbnz ancora un certo spazio di manovra che, per esempio, banche come la Bce o la Boj non possono permettersi. La situazione più complessa si vive, crediamo, proprio in Europa, la cui congiuntura invece sta rallentando, specie quella tedesca e qui ci permettiamo di dire, anche in ragione di una moneta unica che ancora dimostra di creare disequilibri importanti tra le diverse aree. La congiuntura tedesca mostra una certa debolezza, come dimostra anche la pubblicazione dello Zew tedesco di ieri, e per questa ragione l’Euro continua a non riuscire a guadagnare terreno su un dollaro che lo schiaccia al ribasso, anche grazie al delta tasso. Oltre all’Euro, è la sterlina la divisa che maggiormente soffre, a causa delle non tanto velate minacce di Boris Johnson, il quale ha minacciato di non pagare i 40 miliardi che Uk deve alla Ue, in assenza di un accordo di uscita, che però, non deve essere caratterizzato da alcun compromesso, come quello che Theresa May aveva firmato e che poi ha vissuto un calvario parlamentare senza mai essere ratificato.
Sulle altre valute, non c’è molto da segnalare, se non un recupero di UsdCad, dopo i tentativi falliti di sfondare area 1.3015-1.3020, con un recupero che lo ha portato a ridosso di 1.31 ieri sera. Importante, sotto questo aspetto, la possibile inversione di medio termine di GbpCad, che sembra essere arrivato ieri su livelli di eccesso molto significativi a 1.6140 e che ha evidenziato possibili segnali di inversione in chiusura di giornata a 1.6235-1.6240.
Stamani occhio ai dati inglesi sull’inflazione, perché ci diranno se l’indebolimento della sterlina ha avuto qualche effetto sui prezzi, così come quelli canadesi, sempre relativi ai prezzi al consumo, attesi per le 14.30. Stasera alle 20.00, il beige book, ci illustrerà la situazione della congiuntura Usa nei vari distretti economici. Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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