Quando si incorre in problemi finanziari che non permettono di pagare le cambiali o portano all’emissione di assegni a vuoto, il rischio di subire un protesto diventa concreto.
Questo atto pubblico, culminante con l’inserimento del nominativo della persona insolvente in un apposito registro gestito dalle Camere di Commercio, causa problemi di natura finanziaria. Oltre a subire il pignoramento dei beni e a dover pagare, laddove previste, delle sanzioni pecuniarie, il debitore potrà avere problemi anche con le banche, le quali potrebbero rifiutargli non solo la concessione di finanziamenti, ma anche l’apertura di un conto corrente.
Per risollevarsi da questa situazione, oltre a dover risarcire il prima possibile il proprio debito, al fine di ottenere la riabilitazione, è dunque necessario riuscire a individuare un istituto bancario che acconsenta ad aprire un conto corrente o a fornire una carta di credito a protestati. In genere si tratta di banche specializzate, attente alle esigenze della propria particolare clientela e pronta a fornire consigli e tutto l’aiuto necessario per individuare rapidamente la soluzione migliore.
Di seguito andremo a scoprire che cos’è il protesto e quali sono le conseguenze immediate e a lungo termine che può causare.
Protesto: di cosa si tratta
Con il termine “protesto” si fa riferimento a un atto pubblico emanato in seguito al mancato pagamento di un titolo di credito, tramite il quale il creditore può dare corso legale all’insolvenza del debitore.
Questo può essere effettuato da un Ufficiale Giudiziario, un notaio o un segretario comunale, i quali, dopo averne dato comunicazione alla persona insolvente e aver cercato di ottenere il pagamento della cambiale o dell’assegno, deve depositare l’atto presso la Camera di Commercio di riferimento. Quest’ultima provvederà, entro un termine di 10 giorni, a inserire il nominativo nel Registro Informatico dei Protestati.
Il protesto è definitivo?
L’iscrizione nel registro non è definitiva, in quanto il debitore ha sempre la possibilità di richiedere la cancellazione del proprio nominativo. Per farlo, deve naturalmente provvedere, in primo luogo, a sanare il proprio debito. In più, laddove il pagamento avvenisse dopo un anno, nel caso delle cambiali, o superato il termine di sessanta giorni, nel caso degli assegni, dovrebbe anche richiedere la riabilitazione al Tribunale competente.
La cancellazione può essere effettuata immediatamente se il protesto riguarda delle cambiali e non prima di un anno se è stato levato in seguito all’emissione di assegni senza provvista. È inoltre utile sapere che la cancellazione dal registro viene effettuata per tutti e in modo automatico trascorsi 5 anni dalla pubblicazione del nominativo.
Cosa comporta essere protestati
In seguito al protesto, il creditore può rivalersi sui beni del protestato tramite pignoramento. In più, laddove l’insolvenza riguardasse l’emissione di assegni scoperti, essendo questo un illecito amministrativo, il debitore riceverebbe anche una sanzione pecuniaria e non potrebbe emettere assegni per i successivi 6 mesi.
Essendo, inoltre, il Registro Informatico dei Protestati pubblico e liberamente consultabile, la presenza di un nominativo al suo interno rende, come accennato, difficile ottenere finanziamenti e aprire un conto corrente.