Riprendiamo oggi la formazione e in particolare l’importanza di limitare i rischi negli investimenti. Esiste uno strumento che abbiamo a disposizione per limitare i rischi e gestire i momenti di uscita e prende il nome di stop loss.
Lo stop loss è un livello di prezzo che definisce la perdita massima che siamo disposti a sopportare nel momento in cui assumiamo una posizione. Quindi, lo stop loss si pone a un livello più basso di quello di entrata in una posizione lunga e a un livello più alto di quello di entrata in una posizione corta.
Esistono due tipi fondamentali di stop loss
1- Il primo è strettamente correlato a una percentuale del capitale investito, percentuale che non deve essere troppo elevata se si vogliono realmente contenere le perdite. Infatti, normalmente si vede subito se l’operazione sta andando per il verso giusto; e altrettanto presto si capisce se l’intervento è sbagliato. Perciò una percentuale del 2%, del 3%, massimo del 4% è più che sufficiente per contenere la perdita. Bisogna tenere in conto, peraltro, una ulteriore piccola perdita, non quantificabile, dovuta al fatto che, poiché stiamo parlando di tendenza contraria a quella auspicata, con tutta probabilità il prezzo al quale chiuderemo l’operazione sarà ancora più svantaggioso di quello fissato come limite a causa del tempo intercorrente tra la perforazione dello stop loss e il momento dell’effettivo intervento operativo.
Una avvertenza: la percentuale da adottare per la fissazione dello stop loss non può, di volta in volta, non tenere conto della volatilità del mercato o del titolo al fine di non essere superata al primo movimento fisiologico avverso; quindi, percentuale più contenuta in presenza di bassa volatilità e margine più largo in presenza di volatilità elevata.
2- Il secondo tipo di stop loss ha poco a che vedere con le percentuali, anche se resta sempre valido il principio che la perdita massima teorica deve essere contenuta. Quando l’intervento sul mercato viene effettuato sulla base della presenza di determinati supporti o resistenze, è solo a questi ultimi che va ancorato il momento di uscita dal mercato.
Supponendo, ad esempio, di effettuare un acquisto al momento delle perforazione di un livello di resistenza, lo stop loss verrà fissato immediatamente sotto la stessa resistenza, trasformatasi in supporto, al fine di cautelarsi contro le false perforazioni. Così, ancora ad esempio, se si effettua un acquisto, nell’ambito di una tendenza rialzista, quando i prezzi ripiegano temporaneamente verso la trend-line, lo stop loss verrà fissato immediatamente sotto la trend-line per cautelarsi contro una inversione di tendenza immediatamente successiva al nostro acquisto. Si noterà come, in entrambi i casi, abbiamo suggerito di fissare lo stop loss non in coincidenza, ma sotto la resistenza o la trend-line; è infatti opportuno assegnare un certo margine anche alle false perforazioni in senso contrario, al fine di non uscire prematuramente dalla posizione a causa del fisiologico rumore del mercato che, dopo un iniziale movimento avverso, è pronto a riprendere la direzione auspicata.
Qualcuno sostiene che è inopportuno impostare uno stop loss nell’ambito di un sistema di trading automatizzato (trading system). Infatti, un sistema ben congegnato dovrebbe contenere in sé i meccanismi, dovuti alla dinamica degli indicatori adottati, che determinano sia i momenti di entrata che quelli di uscita.
Inserire un ordine di stop, pertanto, potrebbe forzare l’azzeramento di una posizione che il sistema, invece, suggerirebbe di mantenere. Questo può anche essere vero in alcuni casi, ma non è valido sotto il profilo logico.
Conclusioni
La fissare un ordine che limiti le perdite è l’arma principale di chi vuole operare in borsa con successo. La consapevolezza di non essere in grado di trovarsi sempre dalla parte giusta del mercato porta automaticamente a cautelarsi contro gli errori con sistemi idonei a salvaguardare il capitale disponibile da erosioni non tollerabili.
Potrebbe sembrare strano, ma anche se il numero delle operazioni errate fosse ampiamente superiore al numero delle operazioni corrette, con una attenta gestione del momento di uscita si potrebbe essere in grado ugualmente di ottenere dei profitti.
Ne consegue che il momento e la direzione dell’ingresso possono essere assunti anche casualmente, ma con una buona gestione del rischio, portando a minimizzare le perdite e a massimizzare i profitti, non può che riuscire complessivamente vantaggiosa.
Gestione del rischio significa anche monitoraggio costante delle posizioni assunte e corretta contabilizzazione degli utili e delle perdite. Solo la costante attenzione all’evoluzione dei prezzi può portare a identificare tempestivamente il momento più opportuno per l’azzeramento di una posizione. Un ritardo anche lieve nell’applicazione dei principi operativi definiti al momento della sua assunzione può condurre a perdite ben superiori a quelle preventivate e, quindi, alla vanificazione di tutto un ciclo di operazioni altrimenti bene impostate. Ogni operazione, infatti, non fa storia a sé. L’attività di un determinato periodo di tempo (un mese, un trimestre, un anno) include tutta una serie di operazioni, alcune vincenti e altre perdenti, il cui insieme può costituire parametro di riferimento per stabilire la validità della strategia adottata.