Il recente attacco inaspettato da parte di Hamas verso Israele ha generato onde d’urto nei mercati finanziari. Questa mossa ha alimentato le preoccupazioni degli investitori riguardo un’escalation delle tensioni in Medio Oriente, con la potenziale partecipazione di altri paesi, come Libano e Iran. Fonti come il Wall Street Journal suggeriscono che l’Iran potrebbe aver avuto un ruolo nella pianificazione dell’attacco.
Volatilità e Mercati
La volatilità del mercato è destinata a rimanere alta nei giorni a venire. Se altri paesi dovessero entrare nel conflitto, ci aspettiamo un impatto ancora maggiore sui mercati. Questo potrebbe portare a una maggiore avversione al rischio e a un clima di prudenza che potrebbe durare nel tempo.
La situazione in Medio Oriente ha già avuto un effetto rialzista sui prezzi del petrolio, spingendo gli investitori verso asset considerati sicuri come bond, USD, CHF, JPY e oro. Tuttavia, è essenziale sottolineare che la situazione attuale è diversa da quella del 1973, quando ci fu l’embargo petrolifero a seguito della guerra dello Yom Kippur. Da allora, l’influenza dell’OPEC sulla produzione globale di petrolio è notevolmente diminuita. Le attuali discussioni tra Arabia Saudita e Israele per stabilizzare le relazioni bilaterali indicano un panorama diverso da quello di quasi cinquant’anni fa.
Settore Azionario e Obbligazionario
Il settore azionario ha visto un aumento significativo nelle azioni legate alla difesa. Aziende come Leonardo, Rheinmetall, Thales e Bae Systems hanno registrato forti guadagni, anticipando una possibile crescita nella domanda di armamenti.
Ci sono stati acquisti significativi anche di Treasuries e Bund. Gli spread europei rispetto alla Germania sono in aumento, con lo spread italiano che si attesta a 207. I rendimenti del decennale italiano mostrano una leggera crescita, posizionandosi al 4,92%.
Mercato Valutario
Le valute considerate rifugio, come il dollaro statunitense, il franco svizzero e lo yen giapponese, hanno avuto prestazioni eccezionali. Al contrario, lo shekel israeliano ha raggiunto nuovi minimi rispetto al dollaro, con un valore di 3,98. La Banca Centrale di Tel Aviv ha dovuto intervenire per stabilizzare la valuta, portando il cambio USD/ILS a 3,92.
Commodities
Il petrolio ha registrato una performance eccezionale. Il Wti Light Crude è aumentato del 3% a 84,30 dollari al barile, mentre il Brent ha registrato un aumento del 2,70% a 86,50 dollari al barile. Anche l’oro, tradizionalmente considerato un bene rifugio, ha avuto una buona performance, con un aumento dell’1% a $1850 l’oncia.
Commento a cura di Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia
Profilo dell’analista
Filippo A. Diodovich, Market Strategist per IG, è un esperto di analisi fondamentale e tecnica, applicata ai mercati finanziari (azionari, valutari, obbligazionari, delle commodities e dei derivati).
Dopo aver conseguito una laurea in Economia Politica all’Università Bocconi di Milano inizia il proprio percorso professionale nel 2002 presso l’ufficio studi di una delle maggiori banche d’affari statunitensi per poi passare nel 2003 a lavorare per un’azienda italiana specializzata nell’utilizzo delle metodologie dell’analisi tecnica per valutare l’andamento delle piazze finanziarie. È entrato a far parte del team di IG nel 2012.