Ieri sera la banca centrale statunitense ha deciso di aumentare il livello dei tassi d’interesse fino al livello compreso tra il 3% e il 3,25%. Il dollaro sale molto mentre i mercati azionari virano in rosso.
Ieri sera la Federal Reserve ha aumentato i tassi di interesse di ulteriori 75 punti base (è il terzo rialzo consecutivo di questa intensità) portando il range dal livello precedente compreso tra il 2,25% e il 2,50% fino all’attuale 3%-3,25%, massimo dal 2008.
L’intensità del rialzo era stata ampiamente prevista dal consensus ma al contrario le proiezioni economiche e il grafico dot-plot hanno sorpreso le attese del mercato mostrando un ulteriore incremento dei tassi (come minimo al 4,25% a fine 2022 mentre il valore mediano dei tassi è al 4,4%) e nessun taglio fino alla fine del 2023. Le previsioni sui tassi di interesse sono state quindi riviste al rialzo visto che a giugno il livello era stimato al 3,4% entro la fine dell’anno.
Jerome Powell ha dunque mostrato una linea estremamente aggressiva, dimostrando che la banca centrale statunitense non intende porre un freno alle misure per combattere le crescenti pressioni inflazionistiche che nel mese di agosto hanno toccato il +8,3% anno su anno.
Il Presidente della FED ha anche aggiunto che l’economia statunitense è ancora in ottima forma ma che in futuro questa subirà un deciso calo della crescita economica (stima mediana del PIL al +0,2% a/a entro la fine del 2022) insieme ad un aumento del tasso di disoccupazione (attualmente al 3,7% a/a nel mese di agosto 2022). Le probabilità di una recessione nel medio termine sono quindi in deciso aumento.
Gli effetti sul cambio EUR/USD
Il cambio EUR/USD mostra molta volatilità prima dell’annuncio della Federal Reserve mentre al rilascio del dato la coppia valutaria scende del -0,69% fino a un minimo intraday di 0,9813. Successivamente l’eurodollaro tenta un recupero portandosi fino a 0,9910 per poi mostrare un forte momentum ribassista che lo porta a perdere quasi l’1% fino a 0,9816.
Nonostante ciò, questa mattina l’EUR/USD mostra una tendenza rialzista che lo porta a recuperare parzialmente fino a 0,9881. Il Dollar Index, invece – che contrappone il dollaro ad altre sei valute – è salito fino ad un massimo di vent’anni a 111,55 per poi ripiegare fino agli attuali 110,55.
Gli effetti sui titoli di stato USA
Sulla scia delle parole di Powell, anche il mercato obbligazionario a stelle e strisce reagisce violentemente con i rendimenti dei titoli a due anni (i più sensibili alle decisioni di politica monetaria) che salgono fino al 4,09% (appena al di sotto del 4,1%, massimo da 15 anni).
La curva dei rendimenti statunitensi rimane dunque fortemente invertita segnalando la preoccupazione degli investitori riguardo alle future dinamiche economiche. Infatti, i titoli di stato a 10 anni scendono con un rendimento che tocca il 3,52% (i rendimenti hanno una correlazione inversa con il prezzo dei titoli).
Gli effetti sui mercati azionari
Anche le Borse non digeriscono l’atteggiamento “hawkish” della banca centrale statunitense. Ieri Wall Street ha mostrato un deciso ribasso con l’S&P 500 che scende del -1,7% (-20,5% da inizio anno) mentre il NASDAQ ha perso l’1,8% (-29% da inizio anno) a causa della grossa componente di titoli tecnologici che sono molto sensibili ad un aumento dei tassi di interesse.
Questa mattina anche i listini europei mostrano molta cautela sulla scia delle parole aggressive di Powell. Il DAX è in ribasso dello 0,27%, il CAC 40 del -0,46% mentre il FTSE MIB mostra un guadagno di mezzo punto percentuale.
Commento a cura di Federico Vetrella, Market Strategist di IG Italia
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